Il Complesso di San Colombano è costituito da una serie di edifici aggregati nel tempo, a partire dal VII secolo. La Chiesa, il nucleo più antico, fu fatta costruire dal vescovo di
Bologna Pietro I (616 d.C. circa) su una struttura monumentale precedente, databile fra l’epoca imperiale e l’età tardo antica. L’edificio fu proprietà di diversi ordini religiosi fino
alla chiusura in epoca napoleonica.
Risale invece al 1917 l’adiacente Cappella della Madonna dell’Orazione costruita attorno all’immagine della Vergine, dipinta dal bolognese Lippo di Dalmaso e meta di
continui pellegrinaggi. Nel soprastante Oratorio, vero e proprio gioiello dell’arte bolognese, decorato dai migliori allievi dei Carracci, va in scena quella che lo storico Carlo Cesare
Malvasia definì la Gloriosa gara: un ciclo di affreschi ispirato alla Passione di Cristo.
Durante i lavori di restauro sono emersi una cripta di origine medievale e un dipinto murale duecentesco attribuito a Giunta Pisano, raffigurante Cristo in croce fra la Vergine e San
Giovanni Evangelista.
Oggi San Colombano custodisce la collezione di strumenti musicali antichi, donata dal Maestro Luigi Ferdinando Tagliavini, organista e musicologo bolognese. Una raccolta unica per pregio che
abbraccia oltre novanta strumenti quasi tutti funzionanti: clavicordi, arpicordi, organi, clavicembali, spinette, pianoforti; una collezione di strumenti a fiato e popolari; un gruppo di
strumenti automatici.
La storia della collezione inizia nel 1969, quando Tagliavini acquista una spinetta del ‘500 rintracciata a Bologna e, successivamente, il grande cembalo a tre registri costruito nel 1679 dal
lucchese Giovanni Battista Giusti, ancora oggi considerato uno dei pezzi più importanti della collezione. Da quel momento ha inizio la vera e propria ricerca collezionistica.
«Ogni nuovo strumento costituiva un apporto alla conoscenza di caratteristiche costruttive o sonore o d’aspetti della prassi esecutiva cembalistica», scriveva Tagliavini più di venti anni fa.